venerdì 2 settembre 2016

Tu non sai chi sono io

Ho iniziato un blog cercando di rimanere libera dalle etichette.
Le etichette mi puzzano di noia.

Eppure, triste a dirsi, senza etichette ho scoperto che non mi sento niente. Non mi calo nella parte.

Avevo fatto una lista lunga così di cose che credevo di essere, che vorrei essere.
Ma mi rendo conto che non c'è niente da fare.

Sono una mamma.

Deve essere un attimo infinitesimale.
Tu spingi.
Lui esce.
L'ostetrica lo prende.

Eppure, tra quel "lui esce" e "l'ostetrica lo prende" deve succedere qualcosa.
Tipo che lui, il tuo primogenito, in realtà è Quicksilver, e mentre il mondo pare fermarsi, lui, con molta calma, si gira, allunga un braccio, e ti attacca un'etichetta tra le chiappe. Una di quelle in stoffa morbida e lucida. Sopra c'è scritto "mamma". Poi il mondo torna a girare, mentre lui torna ad essere il bambino che è appena venuto alla luce. Nessuno si è accorto di nulla.
E tu, da quel momento, te ne vai in giro come fossi un gigantesco orso di peluche, con un'etichetta in bella vista sul culo.

E non c'è forbice che tenga: quell'etichetta continuerà a troneggiare tra le tue chiappe finche morte non vi separi.

[anche se,
ne son quasi certa,
è un etichetta
che ci si porta
anche nell'al di là]

Così ho cancellato i post che avevo già scritto.
E ho ricominciato da (principalmente) mamma.

C'era troppo poco di me.
In quattro post avevo concentrato l'amarezza di quattro anni.
Per una che vuol sfanculare il proprio karma, mi pareva un cattivo inizio.
In fin dei conti, io non sono amara. Tuttalpiù acida.

E settembre mi sembra un mese di buon auspicio.
Agosto è il mese in cui sei ormai sull'orlo della pazzia.
Settembre è il mese in cui ricominciano le scuole.
Se non è di buon auspicio questo....

Sono una mamma con una storia di obesità karmica generazionale che vuole che i propri figli non soffrano della stessa patologia.

Per farlo, ho bisogno di scrivere.
E il bicchiere deve essere mezzo pieno.

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